Ogni hanno più di 5 milioni di italiani vengono punti da un insetto correndo i rischi associati a un’eventuale allergia. A ricordarlo è Maria Beatrice Bilò, coordinatrice della campagna “Punto nel Vivo”, patrocinata da FederASMA e ALLERGIE Onlus proprio per aumentare la consapevolezza dei pericoli associati alle allergie al veleno degli insetti. Ma quali i rischi associati alle punture di api, vespe, calabroni e simili?
La puntura può scatenare reazioni locali estese. Sono considerate “normali” solo le reazioni che scatenano gonfiori, pruriti e arrossamenti in un’area di pochi centimetri attorno alla puntura; reazioni di oltre 10 cm di diametro, che durano per giorni, dovrebbero invece far sospettare un’allergia.
Nel caso delle vespe se alla reazione locale estesa si aggiunge un test allergico positivo il rischio di una reazione generalizzata nel momento di una nuova puntura è del 5-10%.
Anche quando non si è allergici numerose punture (decine) possono scatenare gravi reazioni di tipo tossico che compaiono anche a 24 o 48 ore di distanza.
Per ridurre al minimo questi rischi bisogna seguire regole precise:
quando si viene punti da un’ape il pungiglione deve essere tolto con una punta smussata, con un movimento dal basso verso l’alto, per evitare che venga iniettato ulteriore veleno;
dopo aver rimosso il pungiglione di un’ape è bene applicare del ghiaccio;
dopo una reazione generalizzata a una puntura di vespa, ape o calabrone è bene sottoporsi alle prove allergiche. Meglio però lasciar passare almeno 3 o 4 settimane dalla puntura;
se i test sono positivi e l’allergologo prescrive l’autoiniettore di adrenalina bisogna imparare ad usarlo e portarlo sempre con sé;
in caso di puntura è bene chiamare il 118 o andare al Pronto Soccorso anche se si è utilizzato l’autoiniettore. In questo modo si completeranno i trattamenti e si rimarrà in osservazione per tutto il tempo necessario;
chi sa di essere allergico può chiedere al proprio medico se può proteggersi con l’immunoterapia specifica, efficace nel 90% circa dei casi. Attenzione, però: la protezione è solo contro il veleno utilizzato per l’immunizzazione.
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