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Disturbo ossessivo compulsivo: servono più ricerche per trattamenti efficaci

Un nuovo studio rivela la necessità di ricerche più efficaci per aiutare i pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo.

Disturbo ossessivo compulsivo: servono più ricerche per trattamenti efficaci

Un nuovo studio rivela la necessità di condurre ricerche più concrete ed efficaci, in grado di aiutare le persone con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Lo studio è stato pubblicato sulle pagine della rivista Clinical Psychology Review, ed ha esaminato le più recenti ricerche sul disturbo ossessivo-compulsivo, facendo emergere un dato importante, ovvero che, per quanto interessanti, spesso le ricerche non si traducono necessariamente in benefici reali per il trattamento dei pazienti con il DOC.

Due sintomi caratteristici del disturbo ossessivo compulsivo, spiegano gli esperti, sono le ossessioni (pensieri intrusivi che le persone hanno ripetutamente) e le compulsioni (azioni da compiere più e più volte, come controllare di aver completato un’attività o lavarsi in modo eccessivo e così via).

Una credenza diffusa tra i ricercatori era quella secondo cui la memoria avesse qualcosa a che fare con il comportamento compulsivo, ma nel corso degli anni questa teoria non è mai stata confermata in modo univoco.

La ricerca sulla memoria, i deficit neurobiologici e di attenzione probabilmente non hanno aiutato terapeuti o medici, e probabilmente non hanno migliorato la terapia

spiegano gli autori dello studio, secondo i quali la ricerca si è dimostrata utile invece in un’altra area, quella delle credenze individuali in merito al proprio funzionamento cognitivo.

Non è che le persone con disturbo ossessivo compulsivo hanno un deficit di memoria, ma credono di avere un deficit di memoria, non è la loro capacità di prestare attenzione ad avere un problema, ma il fatto che non credono di potersi concentrare. Nella clinica, possiamo lavorare su ciò che le persone credono

spiegano gli autori dello studio, i quali si augurano che gli scienziati cognitivi e i professionisti possano lavorare insieme, gomito a gomito, con l’obiettivo di fornire un trattamento migliore per le persone che vivono con il DOC.


via | ScienceDaily
Foto da Pixabay

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