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Meno sale in adolescenza per prevenire malattie in età adulta

Gli adolescenti, si sa, si nutrono di pizza, dolci, cereali, cibi in scatola ed eccedono in condimenti. In particolare, negli States, la situazione è piuttosto grave: in adolescenza gli americani consumano più sale rispetto a qualsiasi altra classe d’età, oltre 9 grammi al giorno.Un adolescente che consuma la quantità di sale consigliata ogni giorno rischia […]

Meno sale in adolescenza per prevenire malattie in età adulta

Gli adolescenti, si sa, si nutrono di pizza, dolci, cereali, cibi in scatola ed eccedono in condimenti. In particolare, negli States, la situazione è piuttosto grave: in adolescenza gli americani consumano più sale rispetto a qualsiasi altra classe d’età, oltre 9 grammi al giorno.

Un adolescente che consuma la quantità di sale consigliata ogni giorno rischia molto meno di sviluppare ipertensione, ictus, malattie cardiache, e di morire prematuramente in età adulta. E’ quanto hanno spiegato i ricercatori della University of California, di San Francisco, nel corso del convegno scientifico annuale dell’ American Heart Association, che sta avendo luogo a Chicago.

Il consiglio da parte degli studiosi è indirizzato ai produttori alimentari che devono fare di più per ridurre i livelli di sale nei loro prodotti. Il responsabile dello studio Kirsten Bibbins-Domingo ha utilizzato un modello avanzato per analizzare e capire i benefici per la salute a lungo termine se i livelli di sale negli alimenti venissero ridotti di 3 grammi al giorno (che corrisponde a mezzo cucchiaino).

Il responsabile della ricerca ha commentato che la riduzione della quantità di sale nel cibo significa che gli adolescenti per molti anni saranno lontani dall’ipertensione, con una diminuzione del numero dei soggetti che rischiano questo tipo di disturbo tra il 44% al 63%. La riduzione del sale negli alimenti potrebbe anche aiutare a trasformare le più comuni aspettative da parte dei ragazzi che così si abituerebbero ad un cibo meno salato. Il palato si adatterebbe in poche settimane.

Foto | Flickr
Via | MedicalNewsToday

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