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Sigarette elettroniche, il problema è la formaldeide?

Un nuovo studio mette in guardia gli svapatori: aumentare il voltaggio delle e-cig può portare alla produzione di composti contenenti formaldeide. Gli esperti sono però scettici sulla reale portata della scoperta

Sigarette elettroniche, il problema è la formaldeide?

Lo ammetto: non sapevo nemmeno che esistessero sigarette elettroniche dal voltaggio regolabile. Oggi, però, me lo ha fatto scoprire una notizia che arriva dalle pagine dell’autorevole New England Journal of Medicine secondo cui la possibilità di regolare il voltaggio delle e-cig potrebbe addirittura far danni alla salute. Il colpevole di questo effetto ha un nome, formaldeide, noto alle cronache per i suoi effetti negativi. Inalata sotto forma di gas può ad esempio aumentare il rischio di cancro al naso o alla faringe, così come quello di leucemia. Che sia l’elemento che porti a condannare in via definitiva le e-cig?

In realtà è ancora troppo presto per trarre conclusioni certe. A dimostrarlo è la pioggia di critiche prontamente piombata sullo studio, accusato di essere “fuorviante” e “privo di contesto”. I punti deboli sarebbero almeno due: da un lato gli svapatori che utilizzano i voltaggi che porterebbero alla produzione di formaldeide sarebbero ben pochi; dall’altro le stime dei rischi sarebbero rese poco precise dal fatto che parte della formaldeide incriminata sarebbe contenuta in composti, gli emiacetali, la cui relazione con il cancro non è mai stata studiata.

In effetti i ricercatori della Portland State University, autori dello studio in questione, hanno scoperto che durante il processo di vaporizzazione si possono formare proprio emiacetali, molecole in grado di rilasciare formaldeide che a livello industriale vengono utilizzate anche come biocidi

In molti campioni dell’areosol delle sigarette elettroniche “svapate” più del 2% del totale delle molecole di solvente sono convertite in agenti in grado di rilasciare formaldeide, raggiungendo concentrazioni superiori di quelle di nicotina

spiegano gli autori, che però precisano:

Non è noto come si comportino gli agenti in grado di rilasciare formaldeide nelle vie respiratorie, ma la formaldeide è classificata come carcinogeno di gruppo 1 dall’International Agency for Research on Cancer.

I ricercatori hanno quindi deciso di basarsi sui dati a disposizione sull’effetto della formaldeide presente nelle sigarette tradizionali, giungendo alla conclusione che nel caso delle e-cig ad alto voltaggio il rischio di sviluppare un cancro associato alla formaldeide è di circa 1 a 200, circa 5 volte maggiore rispetto all’1 a 1.000 che caratterizza le classiche “bionde”. Se, però, il voltaggio delle sigarette elettroniche è basso non c’è nessuna variazione del rischio di tumore rispetto a quello tipico delle classiche sigarette da fumare.

Ma questo aumento del rischio è reale? Secondo Neal Benowitz, esperto di nicotina dell’Università della California si San Francisco, gli effetti sugli organi della formaldeide presente negli emiacetali potrebbe essere totalmente diverso rispetto a quello della formaldeide derivante dalle sigarette. Altri fanno notare un aspetto già più volte sottolineato da chi si schiera a favore dell’utilità delle e-cig: nelle sigarette tradizionali sono presenti decine di migliaia di sostanze tossiche in più oltre alla formaldeide e i rischi associati al fumo di tabacco sono di gran lunga superiore a quelli dell’esposizione alla sola formaldeide.

Anche Riccardo Polosa, direttore scientifico della Lega Italiana Anti Fumo e primario di Medicina Interna del Policlinico Universitario di Catania, si mostra scettico nei confronti di questo studio, sottolineando che

in condizioni normali, ossia a bassi voltaggi, non viene prodotta alcuna formaldeide, mentre in condizioni di uso altamente improbabili e non assolutamente realistiche (cioè ad alti voltaggi) livelli importanti di formaldeide venivano misurati. In queste ultime condizioni, il surriscaldamento prodotto è tale da danneggiare l’atomizzatore e da generare un vapore dal gusto orribile che lo svapatore non è in grado di tollerare. Pertanto, continua a non esistere un rischio aumentato di cancro al polmone quando le e-cig vengono utilizzate in condizioni di uso normali. Piuttosto, notiamo una continua insistenza ad utilizzare in maniera non realistica le sigarette elettroniche per le valutazioni scientifiche.

Per il momento, insomma, sembra che resti ancora al fumatore decidere se preferisce la teoria del “meglio il meno peggio” o quella più intransigente secondo cui le e-cig non dovrebbero essere usate per smettere di fumare perché sono nemiche della salute da trattare esattamente come le famigerate “bionde”.

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Via | Reuters

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