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Celiachia, l’appello dei pazienti per spendere i buoni anche al supermercato

Una petizione via Internet per richiedere un ribasso dei prezzi e la spendibilità dei buoni per celiaci anche nelle catene della grande distribuzione.

Celiachia, l’appello dei pazienti per spendere i buoni anche al supermercato

Una petizione online per far cambiare la normativa che regola la spendibilità dei buoni per celiaci: è l’idea di Marina Pellizzari, che tramite la piattaforma Change.org ha creato l’iniziativa per richiedere al ministro della Salute Beatrice Lorenzin che i buoni-celiachia, erogati mensilmente dallo Stato per il valore di 100 euro, siano spendibili in tutti i supermercati e non solo in farmacia.

I dati diffusi dall’Osservatorio dell’Associazione italiana celiachia (Aic) parlano chiaro: gli italiani celiaci certificati sono 135mila e spendono quasi 200 milioni di euro l’anno, ripartiti tra 140 milioni spesi in farmacia, 15 nei negozi specializzati e 45 nella grande distribuzione, per la propria alimentazione.

In alcune catene della grande distribuzione è possibile già utilizzare i buoni celiachia, ma la maggior parte è ancora refrattaria all’accettazione dei buoni, costringendo i celiaci a rifornire la propria dispensa solo in farmacia. Il problema di fondo, spiega Marina Pellizzari nella sua petizione, è di natura economica: per i prodotti certificati gluten-free si spende in media il doppio, quando non il triplo a seconda degli alimenti, rispetto ai prodotti normali. Per un chilo di farina senza glutine, composta semplicemente da amido di riso e mais e farina di riso e mais, si può arrivare a spendere anche 6,70 euro al chilo, contro il normale prezzo della farina di grano tenero che oscilla tra i 0,50 e i 0,90 euro al chilo. Un ricarico inaccettabile.

I prezzi dei prodotti senza glutine sono purtroppo esorbitanti, soprattutto in farmacia, nonostante si tratti di prodotti contenenti ingredienti molto semplici, come farine di riso o di mais. I prodotti senza glutine non sono medicinali, ma solo fatti con materie prime senza glutine naturali, gli stessi che si trovano in farmacia al supermercato hanno un prezzo inferiore.

Spiega così Marina Pellizzari la sua iniziativa, scagliandosi contro l’industria alimentare che lucra sulla celiachia alzando i prezzi: la petizione ha raggiunto in poche ore già 12mila adesioni, segno che il battage sia raggiungendo sempre più persone, anche non celiache, che vogliono potersi alimentare senza doversi svuotare le tasche.

Mentre in Italia si dibatte sull’alimentazione dei celiaci e si sviluppano nuovi test per rilevare la malattia, in Europa la celiachia è stata declassata per i persistenti dubbi sui celiaci come persone con particolari esigenze nutrizionali da tutelare.

Via | Ansa

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