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Qualità del sonno, quanto contano le abitudini quotidiane?

Per riposare bene è meglio seguire una routine quotidiana o variare gli orari degli impegni? Una ricerca fa luce sull'argomento

Qualità del sonno, quanto contano le abitudini quotidiane?

Il modo in cui si trascorrono le giornate può influenzare significativamente la qualità del sonno, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare i giorni al termine dei quali si riposa meglio non sono quelli pieni di imprevisti: almeno finché si è giovani la strategia migliore per dormire bene è non abbandonare le proprie abitudini quotidiane. A suggerirlo è uno studio pubblicato su Journals of Gerontology: Series B da un gruppo di ricercatrici dell’Università dell’Alabama di Tuscaloosa e dell’Università della Florida di Gainesville, secondo cui uscire di casa e cenare sempre alla stessa ora aiuta ad addormentarsi più facilmente, fa dormire meglio e riduce la frequenza dei risvegli durante la notte.

Questo effetto non è però valido a tutte le età. Le autrici hanno infatti scoperto che nel caso degli anziani variare le abitudini quotidiane può aiutare a riposare meglio. In particolare, i risultati della ricerca indicano che durante la terza età cambiare l’orario cui ci si attiva al mattino aiuta ad addormentarsi più velocemente. Non solo, cenare a orari diversi può favorire un sonno più lungo.

A contare non è l’orario

Per giungere a queste conclusioni le autrici, guidate da Natalie Dautovich, hanno chiesto a 50 giovani adulti fra i 18 e i 30 anni e a 50 anziani fra i 60 e 95 anni di annotare in un diario per 2 settimane le loro attività quotidiane e la qualità del loro riposo.

Abbiamo scoperto

spiega Dautovich

che per la maggior parte degli aspetti del sonno completare le attività ad orari regolari predice la qualità del sonno meglio rispetto all’orario del giorno al quale queste attività vengono completate.

Infatti i partecipanti che dormivano meglio erano quelli che uscivano al mattino sempre alla stessa ora e cenavano ad orari regolari. L’orario della cena è risultato invece avere un’influenza minore.

Addio alla routine nella terza età?

La situazione è risultata però un po’ diversa fra i 50 partecipanti più anziani. Infatti nel loro caso cenare ad orari diversi rispetto al solito può aiutare a dormire più a lungo, mentre variare l’orario in cui si inizia ad affrontare gli impegni quotidiani aiuta ad addormentarsi con meno fatica.

Le autrici non credono però che questa scoperta preliminare sia sufficiente a raccomandare agli anziani di abbandonare la loro routine quotidiana per favorire un buon riposo.

Sappiamo che un buon riposo notturno dipende almeno in parte da come si arriva a dormire, che dipende da quanto si è attivi e all’erta durante il giorno

spiega Dautovich.

Per questo resta valido il consiglio di evitare l’ozio per riuscire a dormire meglio, mentre per sapere se con il passare degli anni è meglio abbandonare la routine quotidiana bisognerà aspettare che la scoperta di questa ricerca sia confermata da nuovi studi.

Via | Reuters

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