Benessereblog Alimentazione Dieta sana Come si fa il calcolo dell’indice glicemico degli alimenti per controllare la glicemia?

Come si fa il calcolo dell’indice glicemico degli alimenti per controllare la glicemia?

Che cos'è la glicemia e come si calcola l'indice glicemico? Capiamo di più su questo valore del sangue e su come controllarlo.

Come si fa il calcolo dell’indice glicemico degli alimenti per controllare la glicemia?

L’indice glicemico misura la velocità con cui la glicemia sale in seguito all’assunzione dei carboidrati, rispetto ad una misurazione standard rappresentata dal glucosio puro. Il calcolo si effettua analizzando la glicemia a digiuno nel paziente, e poi in seguito all’assunzione di 50 grammi di carboidrati ad intervalli regolari.

A questo punto si tracciano dei grafici che valutano le variazioni glicemiche con il passare del tempo. Viene tracciata una linea nel grafico per ogni tipo di alimento e si valuta poi la vicinanza della linea glicemica per ognuno in relazione al valore 100 che è rappresentato dal glucosio. Risulta così ad esempio che alcuni alimenti come le patate hanno un indice glicemico più alto, di solito intorno a 95, rispetto ad altri alimenti come le lenticchie che ne hanno meno della metà.

La misurazione non è universale e può cambiare a seconda della cottura del cibo, piuttosto che delle condizioni fisiche del paziente. Per questo per essere considerato normale l’indice deve rientrare in un range assegnato da una tabella tra valori minimi e valori massimi. Da questa tabella ad esempio risulta che i cibi con indice glicemico più alto, cioè che superano il valore 100, sono ad esempio cialde, ciambelle, dolci di riso, pane di frumento o patatine fritte, con il peggiore che è il maltosio, lo zucchero di malto usato per la birra, mentre quelli con l’indice glicemico più basso sono arachidi, crema di ceci, soia, fagioli ed alcuni tipi di frutta.

Controllare la glicemia è importante per fornire energia al cervello e per evitare l’insorgere di alcune patologie come il diabete di tipo 2. Controllarla però non significa necessariamente abbassarla ma soltanto mantenerla costante all’interno del range normale (70-99 mg/dl a digiuno, sotto i 140 mg/dl dopo aver mangiato). Nella maggior parte delle diete che hanno questo obiettivo, le regole da seguire sono ridurre l’apporto di carboidrati, di snack e bevande zuccherate, preferire gli alimenti ricchi di fibre come frutta, verdura e cereali, ripartire i nutrienti giornalieri in più pasti, evitare i pasti abbondanti e controllare i valori nutrizionali sulle etichette dei prodotti, limitando l’apporto di sciroppo di glucosio, di fruttosio e amido di mais.

Via | Montignac; My-personaltrainer
Foto | Flickr

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