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Com’è cambiato il consumo dei farmaci durante la pandemia

L'Aifa, l'Agenzia del farmaco, ci spiega com'è cambiato il consumo dei farmaci durante la pandemia.

Com’è cambiato il consumo dei farmaci durante la pandemia

Quali farmaci sono stati utilizzati durante la pandemia? Quali sono aumentati e quali diminuiti? Sono passati un po’ di mesi dal picco dell’emergenza Coronaviruis in Italia ed è possibile fare delle analisi a mente fredda e con il supporto dei dati raccolti. Aifa, l’Agenzia del farmaco che ha presentato il “Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia“, segnalando come e quanto sono cambiati.

Il farmaco che ha avuto l’incremento di utilizzo più alto è stato l’idrossiclorochina, un antimalarico che – in teoria – permetteva di curare e prevenire il Covid-19. Il consumo di idrossiclorochina è aumentato del 4.661% in ospedale e del 35% sul territorio. A queste altissime percentuali concorrono soprattutto le prime settimane di emergenza, quando si tentava di tutto e tutti cercavano di proteggersi. La storia ci ha ampiamente dimostrato che purtroppo l’idrossiclorochina non è una cura contro il Coronavirus, non ci protegge e non lo previene.

Anche il consumo di Tocilizumab (un anticorpo monoclonale) e di azitromicina (un antibiotico) è aumentato tra febbraio e aprile, rispettivamente del +54% e del +195%. Invece è rimasto stabile il consumo dei medicinali per le malattie croniche, una buona notizia perchè significa che le persone hanno continuato a curarsi anche se non potevano essere seguite da vicino come prima della pandemia.

È aumentato, ma di poco e soprattutto a marzo, il consumo di ansiolitici con un + 3,83%, e degli antipsicotici del 2,32%. C’è da dire che magari qualcuno ha acquistato questi farmaci per averli a casa e avere la possibilità di gestire l’ansia, senza poi effettivamente assumerli.

L’Aifa segnala anche che c’è stato una diminuzione del 37,38% del consumo degli inibitori della fosfodiesterasi, cioè il Viagra, Cialis, Levitra ecc. Il consumo di fans e antipiretici è calato del 40%, ma probabilmente perché all’inizio si diceva che potevano peggiorare le condizioni di salute in caso di infezione da Covid-19.

Nicola Magrini, il direttore di Aifa, riguardo all’idrossiclorochina ha dichiarato: [quote layout=”big” cite=”Nicola Magrini]”Le posizioni su questo farmaco sono omogenee in tutto il mondo oggi. Nella comunità scientifica internazionale c’è consenso sulla sostanziale inutilità del farmaco. Su alcune posizioni politiche non mi soffermo, ma sui metodi e gli approcci appare importante sentirsi parte della comunità internazionale e l’Italia credo abbia figurato bene. Una riflessione su una maggior capacità di fare ricerca internazionale potrebbe essere utile. Ritengo che tutti hanno guardato alle proprie emergenze e poco al di là del confine. Alcune volte invece era dalla visione europea e internazionale che si trovava conforto, come ad esempio è successo per l’idrossiclorochina”.[/quote]

via | repubblica
Foto di Arek Socha da Pixabay

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