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Bere succhi di frutta accorcia la vita?

Bere succhi di frutta accorcia la vita. Ecco cosa rivela un nuovo studio.

Bere succhi di frutta accorcia la vita?

Bere succhi di frutta accorcia la vita. A rivelarlo è un nuovo studio pubblicato sulle pagine della rivista JAMA Network Open, secondo cui consumare regolarmente dei succhi di frutta può causare non pochi problemi alla nostra salute, arrivando addirittura ad accorciare la durata della nostra vita. Per il nuovo studio, gli autori hanno raccolto dati in merito a un campione di 13.440 uomini e donne con un’età media di 64 anni. Di questi, il 71% era obeso o in sovrappeso.

Ai partecipanti è stato chiesto quante bevande zuccherate consumassero regolarmente. Dopo sei anni di follow up, si sono registrati 1,168 decessi, ed i ricercatori hanno scoperto che coloro che bevevano per la maggior parte bevande zuccherate (incluso il succo di frutta al 100%) avevano maggiori probabilità di morire rispetto a coloro che ne bevevano le minori quantità.

La maggior parte delle persone sa che le bevande gassate e altre bevande zuccherate, comprese le bevande analcoliche, il punch alla frutta e le bevande energetiche, sono associate a un aumento di peso e a degli effetti nocivi per la salute, ma i succhi di frutta sono ancora ampiamente percepiti da molti come un’opzione più sana

spiegano gli autori dello studio, i quali aggiungono che, in effetti, il succo di frutta intero contiene alcune sostanze nutritive benefiche per la salute, ma contiene anche quantità relativamente elevate di zucchero da fonti naturali.

Naturalmente questi succhi non sono dannosi quanto le bevande zuccherate e gassate, ma il loro consumo dovrebbe essere moderato, specialmente per le persone che hanno problemi a mantenere un sano peso corporeo. Insomma, ancora una volta appare chiaro che la bevanda più sana è senza alcun dubbio l’acqua, seguita da tè e caffè non zuccherati.

Succhi di frutta e salute: il commento di Unione Italiana Food

Alla luce di quanto rivelato dallo studio, il Dottor Giorgio Donegani, Tecnologo Alimentare Consigliere OTALL (Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria) ha commentato i risultati, sottolineando che le conclusioni cui si è giunti dovrebbero essere interpretate come possibili stimoli di approfondimento, e non come realtà sufficientemente dimostrate. I partecipanti allo studio sono infatti per più del 70% persone obese o in sovrappeso (dato che non risponde alla nostra realtà), e la stima dei consumi di succo di frutta è stata fatta in base a dei questionari compilati dagli stessi partecipanti, e non attraverso controlli e misurazioni dirette.

Un dato essenziale nel valutare i risultati dello studio americano riguarda le quantità considerate, enormemente superiori negli USA rispetto all’Europa. La porzione standard di succo considerata in America è di 12 once, corrispondenti a circa 360 g, una quantità che non ha riscontro da noi, se si tiene conto che il consumo medio giornaliero di succhi 100% in Europa è di soli 31 ml, cioè circa 30 g, e che la porzione standard nella maggior parte dei paesi europei varia tra i 150 e i 200 ml.

Gli esperti di Unione Italiana Food ricordano infine che, nel 2018 NFI (Nutrition Foundation of Italy) ha pubblicato uno speciale sulla rivista “Alimentazione, Prevenzione&Benessere” in merito al ruolo nutrizionale dei succhi di frutta 100%, dove si ribadisce che il consumo moderato di questi tipi di bevande, nell’ambito di una dieta varia e corretta, potrebbe esercitare degli effetti benefici per il profilo lipidico e la pressione.

Non ci sono, invece, evidenze circa l’associazione tra un consumo moderato di succhi di frutta 100% e un rischio di obesità o diabete di tipo 2.

via | MedicalXpress
Foto da Pixabay

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