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Gli italiani non allenano il loro cervello

Sono ossessionati dalla tecnologia e non fanno nulla per stimolare e allenare il proprio cervello.

Gli italiani non allenano il loro cervello

Cerebralmente pigri. È questa la definizione che probabilmente calza meglio agli italiani perché secondo il progetto Brainzone.it, per conoscere meglio il proprio cervello e imparare a prendersene cura, realizzato da Novartis, con il patrocinio di Società italiana di neurologia (Sin) e Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), presentati oggi a margine del 49.esimo congresso della Società italiana di neurologia a Roma, il 95% non allena il proprio cervello e non lo stimola adeguatamente.

Il 24% risulta ‘Brain to be trained‘, che definisce chi per le cattive abitudini non si prende abbastanza cura del proprio cervello, mentre il 71% risulta ‘Brain lover‘, ovvero persone che, pur consapevoli dell’esistenza di strategie per conservare al meglio la propria materia grigia, non si ricordano spesso di adottarle.

Complessivamente gli italia sono stanchi, stressati e mangiano male, ovvero consumano cibi non brain-frendly. Il 33% degli intervistati ha la sensazione di non aver imparato cose nuove nell’ultimo anno, mentre il 65% preferisce l’allenamento del proprio fisico (in palestra) rispetto a quello del cervello. A questo aggiungiamo l’abuso della tecnologia: il 67% è ossessionato dallo smartphone, il 19% controlla mail e stories continuamente, mentre il 48% ammette di fare ‘scroll’ sul proprio display più di quanto necessario. Nicola De Pisapia, ricercatore al Dipartimento di psicologia e scienze cognitive all’università di Trento e tra i fondatori di Neocogita, ha commentato:

“Le buone capacità mentali possono essere mantenute o migliorate grazie alla cura e all’esercizio della mente. Numerose sono le attività che possiamo fare per prenderci cura del nostro cervello e del suo buon funzionamento: imparare a conoscere quello che ci fa bene e avere a disposizione gli strumenti giusti è fondamentale per permetterci di dare il meglio di noi stessi e di preservare un organo così importante”.

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