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Demenza e ipertensione: esiste un legame

Demenza e ipertensione sono collegate? Ecco cosa rivela un nuovo studio.

Demenza e ipertensione: esiste un legame

Demenza e ipertensione sono collegate, e a suggerirlo è un nuovo studio pubblicato su Cardiovascular Research. I pazienti con pressione alta corrono infatti un maggior rischio di sviluppare demenza. Lo studio dimostra anche (per la prima volta) che una risonanza magnetica può rilevare segni molto precoci di danno neurologico in persone con pressione alta, prima che si manifestino i veri e propri sintomi della demenza. Per il loro studio, i ricercatori hanno esaminato i soggetti ammessi presso il Centro di ipertensione regionale d’eccellenza della Società italiana di ipertensione nel Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale in Italia.

I ricercatori hanno arruolato persone di età compresa tra 40 e 65 anni, senza alcun segno di danno strutturale e nessuna diagnosi di demenza. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esame clinico per determinare il loro stato di ipertensione e il relativo danno agli organi, e attraverso una risonanza magnetica gli esperti avrebbero constatato che i pazienti ipertesi mostravano alterazioni significative in tre specifici tratti di fibra della materia bianca. I pazienti ipertesi avrebbero registrato anche delle prestazioni significativamente ridotte nelle funzioni esecutive, nella velocità di elaborazione, nella memoria e nell’attività di apprendimento.

Complessivamente, il tracciamento delle fibre della materia bianca sulla risonanza magnetica ha mostrato una prima firma del danno nei pazienti ipertesi, danno che non sarebbe stato rilevabile con la neuroimaging convenzionale. I pazienti che presentano tali danni, potrebbero essere trattati con farmaci per prevenire un ulteriore deterioramento della funzione cerebrale.

Siamo stati in grado di osservare che, nei soggetti ipertesi, c’era un deterioramento delle fibre della materia bianca che collegava le aree cerebrali normalmente coinvolte nell’attenzione, nelle emozioni e nella memoria.

spiegano gli autori dello studio

Un importante aspetto da considerare è che tutti i pazienti esaminati non mostravano segni clinici di demenza e nelle neuroimaging convenzionali non mostravano segni di danno cerebrale. Naturalmente, saranno necessari ulteriori studi, ma pensiamo che l’uso della trattografia porterà all’identificazione precoce delle persone a rischio di demenza, consentendo interventi terapeutici tempestivi.

via | ScienceDaily
Foto da iStock

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