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Cellule staminali del cordone, bambino di 3 anni salvato da trapianto

Succede in Cina, dove al piccolo era stata diagnosticata un’anemia aplastica associata a epatite

Cellule staminali del cordone, bambino di 3 anni salvato da trapianto

Quello della conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale sta assumendo sempre più i contorni di un vero e proprio business. Di fronte all’impossibilità di conservare il materiale prelevato al momento del parto in una banca pubblica sono sempre più le strutture private che si offrono di farlo, alimentando così le speranze che un giorno le staminali possano essere utilizzate nel caso in cui il loro impiego potrebbe aiutare quello che al momento del prelievo è solo un neonato ad affrontare problemi di salute anche gravi. Ma siamo sicuri che possano essere davvero utilizzate? Oggi un nuovo studio sembra incoraggiare a rispondere a questa domanda con un netto “sì”.

Un gruppo di esperti Cinesi ha infatti descritto sulle pagine della rivista Transfusion and Apheresis Science l’impiego delle cellule staminali autologhe prelevate dal sangue del cordone ombelicale per curare un bambino di 3 anni cui era stata diagnosticata un’anemia aplastica associata a epatite (HAAA). Le staminali prelevate al momento della nascita sono state trapiantate nel piccolo abbinando una terapia immunosoppressiva, e a quanto pare hanno permesso di salvare la vita del bambino.

Di fronte a casi come questi non possiamo che esultare per l’ottimo risultato ma allo stesso tempo indignarci ancora di più per il continuo e quotidiano spreco di sangue cordonale che potrebbe essere invece conservato

commenta Luana Piroli, presidente della Fondazione InScientia Fides, struttura sanitaria della Repubblica di San Marino che si occupa proprio della conservazione delle cellule staminali prelevate dal sangue del cordone ombelicale.

La storia di questo bambino

prosegue Piroli

è una dimostrazione di quanto sia assolutamente necessario proteggere il cordone ombelicale del proprio bimbo al momento della nascita e impedire che venga buttato. Inaccettabile quel 97% che finisce tra i rifiuti.

Una precisazione è però d’obbligo: la possibilità di conservare il sangue del cordone ombelicale esiste anche nelle strutture pubbliche, ma le cronache raccontano di grandi difficoltà per i neogenitori che intendono farlo. Capita, così, che molto sangue cordonale (secondo Piroli addirittura il 97%) finisca tra i rifiuti.

Secondo Piroli, però,

l’efficacia del trapianto di cellule staminali autologhe è una realtà.

Questa opportunità di cura, conclude l’esperta,

data la sua praticità e la mancanza di GVHD (rigetto), è considerata un’ottima scelta per i giovani pazienti, i quali, altrimenti, dovrebbero attendere troppo a lungo per trovare un donatore allogenico o il trattamento potrebbe essere ritardato a causa di infezione grave e altre complicazioni inaspettate.

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