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Noduli alla tiroide, sintomi e cause: quando preoccuparsi?

Tutto quello che c'è da sapere sui noduli alla tiroide: quali sono le cause ed i sintomi, come intervenire e quali sono le migliori cure per trattarli.

Noduli alla tiroide, sintomi e cause: quando preoccuparsi?

Fonte immagine: LUM3N

Circa il 25% della popolazione italiana ha a che fare con i noduli alla tiroide: si tratta di uno dei disturbi endocrini più diffusi i sintomi e le cause del quale è bene approfondire, se non altro per capire quando preoccuparsi. Possono scomparire? Fanno ingrassare? Sono pericolosi? Facciamo un po’ di chiarezza riguardo l’argomento intorno al quale circolano spesso miti e false credenze e che, nella maggior parte dei casi, non deve essere fonte di allarmismi.

Cosa sono i noduli alla tiroide

I noduli tiroidei sono anormali escrescenze di tessuto nella ghiandola tiroidea. Alcune persone ne hanno uno solo, altre molti. I noduli possono essere costituiti di un tessuto solido o contenere all’interno del sangue o altri liquidi. Sono particolarmente diffusi nelle donne, ma anche gli uomini possono esserne interessati, soprattutto con l’avanzare dell’età.

Nel 90% dei casi si tratta di formazioni benigne associate a una carenza di iodio, elemento fondamentale per la produzione degli ormoni tiroidei, oppure a una predisposizione familiare alla loro comparsa. Nella maggior parte dei casi tali formazioni rimangono stabili nel tempo. Tutto ciò che si deve fare è monitorarle regolarmente, in genere senza bisogno di alcun trattamento.

Quando preoccuparsi

In altri casi, però, i noduli possono essere formazioni maligne. Alla base della loro comparsa può esserci, ancora una volta, una predisposizione familiare, ma non solo. Anche l’esposizione a radiazioni (magari durante una radioterapia alla testa o al collo) è però da includere tra i fattori associati al loro sviluppo. E’ importante riconoscerli per preservare il buon funzionamento della tiroide, ghiandola importantissima per la nostra salute in quanto, tra le altre sue funzioni, è responsabile del rilascio degli ormoni che stanno alla base del metabolismo.

Nonostante piccola, ad un mal funzionamento della ghiandola corrisponde un potenziale sbilanciamento dei sistemi del corpo. Fortunatamente, il più delle volte risultano essere innocui. Solo il 5-10 per cento dei noduli freddi alla tiroide sono pericolosi in quanto maligni. Un cenno meritano i noduli alla tiroide vascolarizzati. Se quelli non vascolarizzati o con vascolarizzazione a livello perinodulare presentano un bassissimo rischio di malignità, quelli vascolarizzati presentano un alto rischio di neoplasia, ovvero di crescita incontrollata di cellule anomale.

Fanno ingrassare?

E’ una domanda piuttosto comune: i noduli alla tiroide fanno ingrassare? Si tratta di una credenza piuttosto diffusa, ma in realtà non si tratta di un’affermazione veritiera. La maggior parte di essi, di natura benigna come abbiamo visto, non danno vita a sintomi riconducibili a quelli da alterata funzione tiroidea. Dunque, se la tiroide funziona bene, essi non provocano un aumento di peso.

Fonte: NIH Image Gallery

Sintomi dei noduli tiroidei

Spesso non si sa di averli fino a quando non lo scopre il medico nell’ambito di un esame di routine. Ciò in quanto i sintomi dei noduli alla tiroide non sono univoci. Alcuni tuttavia, per via delle loro dimensioni considerevoli, possono influenzare la normale deglutizione o la respirazione. Possono inoltre causare raucedine e dolore al collo. Più raramente, i noduli possono portare a sintomi di ipertiroidismo. Ciò avviene quando il tessuto in un nodulo tiroideo produce una quantità eccessiva di ormoni tiroidei. All’ipertiroidismo sono legati:

  • Ansia
  • Perdita di peso inspiegabile
  • Aumento della sudorazione
  • Tachicardia
  • Irritabilità o malumore
  • Nervosismo, iperattività
  • Tremore delle mani
  • Perdita di capelli
  • Diarrea
  • Mancate mestruazioni

Come anticipato, una piccola percentuale di tali noduli è cancerosa. Ma anche in questo caso, essendo a crescita lenta, i sintomi possono manifestarsi molto dopo. I medici che se ne occupano regolarmente sono endocrinologi e chirurghi specialisti della tiroide.

Diagnosi

Può accadere che, anche in caso di noduli alla tiroide le analisi del sangue siano perfette. Il più delle volte la diagnosi viene fatta a seguito di un normale controllo della tiroide. Nell’ambito di un esame fisico il medico chiede al paziente di deglutire mentre esamina la ghiandola. Se presente, infatti, durante tale operazione il nodulo tende a muoversi in basso e in alto. Inoltre è possibile che il professionista opti per un test di funzionalità tiroidea: questo ha lo scopo di misurare i livelli ematici dell’ormone stimolante la tiroide (TSH) e degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea. Si può ricorrere anche all’ecografia tiroidea, che sfrutta le onde sonore per determinare se un nodulo è solido o si tratta di una cisti.

Per scongiurare il rischio che ci si trovi di fronte ad un nodulo canceroso, invece, si effettua la biopsia per aspirazione con ago sottile. Nell’ambito di tale esame il medico preleva campioni del nodulo e li invia ad un laboratorio dove vengono analizzati al microscopio. La scansione tiroidea, infine, prevede la somministrazione per via orale di una piccola quantità di iodio radioattivo. A seconda di quanto ne viene assorbito dai noduli e dal normale tessuto tiroideo il medico può trarre maggiori informazioni sulla natura delle escrescenze.

Cause

Le cause che portano alla formazione dei noduli alla tiroide possono essere diverse. Alcune volte essi sono legati ad una crescita eccessiva della ghiandola per motivi inspiegabili. Ben più spesso si manifestano in soggetti che hanno alle spalle casi in famiglia. Oppure, in chi ha carenze di iodio. Il cancro, al quale in parte sono legati, si trova in meno del 5% di tutti i noduli. Esistono determinati fattori di rischio. Ad iniziare dal sesso: sono più comuni nelle donne. Negli uomini, invece la probabilità aumenta con l’avanzare dell’età. L’esposizione a radiazioni o la malattia di Hashimoto (tiroidite di Hashimoto) aumentano il rischio di esserne interessati. C’è una correlazione tra noduli tiroidei e stress? Sebbene lo stress possa esercitare un’influenza sul corretto funzionamento della tiroide, non è possibile affermare che tutti i soggetti stressati vi incorrano.

Tipi di noduli

I noduli tiroidei non sono tutti uguali, essi si distinguono per forme e dimensioni nonché per struttura e contenuto. Esiste una differenza tra cisti e noduli alla tiroide, ad esempio, ma anche tra gli stessi noduli. Ad esempio:

  • i noduli colloidali sono costituiti da normale tessuto tiroideo e sono benigni
  • le cisti tiroidee sono invece piene di liquido o ne contengono in parte
  • i noduli infiammatori seguono ad un’infiammazione cronica della ghiandola tiroidea
  • il gozzo multinodulare è costituito da tiroide ingrossata e parecchi noduli
  • cancro alla tiroide (si verifica nel 5% dei casi)

Scopri di più sul gozzo tiroideo.

Fonte: Bey Beybey

Cura dei noduli tiroidei

I noduli alla tiroide sono pericolosi? E come si curano? Il trattamento dipende dal tipo di nodulo. Se sono benigni il medico può suggerire di non intervenire ma semplicemente di monitorarli tramite controlli periodici. Nel caso in cui, invece, tramite apposito esame sia stata appurata la non sufficiente secrezione di ormone tiroideo, il medico può raccomandare una apposita terapia. Nel caso in cui siano di notevoli dimensioni (tali da influenzare deglutizione e respirazione) può essere necessario intervenire chirurgicamente per rimuoverli.

Noduli che causano ipertiroidismo

In questo caso può essere necessaria una cura per contrastare l’ipertiroidismo. Ad esempio tramite l’assunzione dello iodio radioattivo, che viene assorbito dalla ghiandola tiroidea e fa sì che i noduli si restringano e i sintomi dell’ipertiroidismo diminuiscano. Utili sono anche i farmaci antitiroidei, ma in questo caso è necessario valutare i rischi benefici in quanto l’uso prolungato di questi ultimi può avere gravi conseguenze sul fegato. Se entrambe le soluzioni appena descritte non sono praticabili, si può giungere alla decisione di optare per un intervento chirurgico.

Noduli cancerosi

In questo caso il trattamento spesso richiede un intervento chirurgico. I tumori molto piccoli possono essere monitorati tramite ecografie ed esami del sangue. Se più grandi si può ricorrere alla rimozione chirurgica. I rischi di tale soluzione includono danni al nervo che controlla le corde vocali. Interessante può essere l’ablazione alcolica, tecnica che prevede l’iniezione di una piccola quantità di alcol nel nodulo tiroideo canceroso al fine di distruggerlo.

Come intervenire

I noduli tiroidei possono regredire spontaneamente? Possono scomparire? Sebbene alcuni, specialmente quelli più piccoli o pieni di liquido, possano andare via da soli, in genere tendono a crescere gradualmente, anche quando sono benigni. Se i noduli iniziano a crescere progressivamente possono scatenare sintomi che rendono necessario un intervento. In genere, però, si tende a limitare il trattamento chirurgico solo ai casi in cui la presenza dei noduli è associata a un ipertiroidismo o a sintomi che non possono essere gestiti in modo diverso.
Per i noduli benigni meno complessi ci si può invece affidare alle nuove terapie mini-invasive, che non hanno bisogno di ricorrere né al ricovero ospedaliero né all’anestesia generale. Per le cisti tiroidee viene utilizzata l’iniezione percutanea di etanolo che consiste nell’iniettare piccole quantità di etanolo nelle cisti dopo aver aspirato il liquido contenuto in esse. Questo trattamento dura pochi minuti, non ha costi se non quelli dell’etanolo sterile, è minimamente doloroso e soprattutto sicuro.
Per i noduli si usa invece l’ablazione termica che può essere eseguita con due tecniche: mediante laser oppure elettrodi. Con entrambe le metodiche l’aumento di temperatura del tessuto tiroideo provoca un danno cellulare localizzato e irreversibile che porta ad una diminuzione del volume nodulare di circa il 50% che persiste per anni dopo una sola seduta. Purtroppo, l’uso di queste nuove tecniche non esclude la possibilità che dopo il trattamento diventi necessario assumere per tutta la vita la levotiroxina, sostituto sintetico degli ormoni tiroidei. Anche in questo campo sono però stati fatti notevoli passi in avanti.

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