Benessereblog Salute Corpo Stile di vita e diagnosi precoce: ecco le armi da sfoderare nella Giornata Mondiale dell’Alzheimer

Stile di vita e diagnosi precoce: ecco le armi da sfoderare nella Giornata Mondiale dell’Alzheimer

Il 21 settembre torna l'evento dedicato alla malattia, anticipato dai dati del Rapporto Mondiale

Stile di vita e diagnosi precoce: ecco le armi da sfoderare nella Giornata Mondiale dell’Alzheimer

E’ stato presentato ieri, a pochi giorni dalla XXI Giornata Mondiale Alzheimer che si celebrerà il prossimo 21 settembre, il nuovo Rapporto Mondiale Alzheimer. Una la richiesta: inserire la demenza nei Piani nazionali di salute pubblica, con l’auspicio, espresso in chiari termini da Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, che “il Piano entri in vigore al più presto per aiutare i malati e i loro familiari e rappresenti il primo passo per la creazione di una rete di servizi indispensabile”.

Intitolato “Demenza e riduzione del rischio: analisi dei fattori di protezione modificabili”, come spiega Salvini Porro

il Rapporto Mondiale Alzheimer 2014 presenta una importante analisi critica dei potenziali fattori di rischio di demenza relativamente a quattro ambiti principali: evolutivo, psicologico e psicosociale, legato allo stile di vita e cardiovascolare.

Da esso emerge l’importanza di controllare diabete e ipertensione, astenersi dal fumo e contrastare il rischio cardiovascolare per ridurre la probabilità di sviluppare la malattia durante la terza età. Il diabete, ad esempio, può aumentare del 50% il rischio di demenza, ma non finisce qui. Anche l’istruzione può essere d’aiuto, perché ridurrebbe l’impatto della malattia sulle funzioni intellettive e chi arriva alla terza età con un cervello non solo più sano ma anche più sviluppato sembra avere probabilità più elevate di vivere più a lungo, più felice e più autonoma, correndo un minor rischio di demenza.

Fondamentale, quindi, prendersi cura del cervello tutta la vita. Un momento cruciale sembra però essere la parte centrale dell’esistenza, perché le alterazioni a livello cerebrale che portano alla malattia possono avviarsi già qualche decennio prima della comparsa dei sintomi. Purtroppo, però, in molti non sanno cosa fare per ridurre il rischio: in pochi sanno quanto i rapporti sociali possano influenzarlo, solo il 25% è consapevole del pericolo associato al sovrappeso e solo il 23% sa che l’attività fisica può influire sulla demenza e sulla perdita di memoria.

Dal punto di vista della salute pubblica, è importante ricordare che gran parte dei fattori di rischio di demenza si sovrappongono a quelli di altre gravi malattie non trasmissibili

commenta Marc Wortmann, direttore esecutivo di Alzheimer’s Disease International.

Età e caratteristiche genetiche rientrano tra i fattori di rischio, ma l’astinenza dal fumo, il consumo di cibi più sani, l’attività fisica e una buona istruzione, se associati all’abitudine di mantenere il cervello in esercizio, contribuiscono in misura significativa a contenere al minimo le possibilità di soffrire di demenza

sottolinea invece Graham Stokes, direttore generale di Dementia Care.

Possono fare tutto questo anche le persone che soffrono già di demenza, o che presentano segnali della malattia, contribuendo a rallentarne la progressione.

La Società italiana di Neurologia (Sin) coglie invece l’occasione della Giornata Mondiale per ricordare l’importanza di una diagnosi corretta e tempestiva, oggi sempre più facilitata dagli avanzamenti in campo diagnostico.

Tecniche di imaging, quali la risonanza magnetica o la pet sono strumenti potentissimi in grado di effettuare una diagnosi precoce o addirittura preclinica della malattia di Alzheimer, ossia prima che si sia dimostrata clinicamente la demenza

spiega Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di Neuroscienze dell’Università di Milano-Bicocca.

Effettuare la diagnosi precoce della malattia risulta fondamentale per alcune strategie terapeutiche, attualmente in fase avanzata di sperimentazione, che solo se attuate in fase precoce potrebbero modificare il decorso della malattia.

Non solo, Ferrarese ricorda che

individuare con largo anticipo i soggetti che possono essere colpiti da Alzheimer significa poter prendere in carico il paziente sin dalle prime fasi e garantire un maggior livello di assistenza.

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Via | Comunicato stampa; AGI

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