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Déjà vu, come influenza il comportamento e lo stato d’animo

Dèjà vu, quello che la nostra mente ha già visto ma noi non abbiamo mai vissuto.

Déjà vu, come influenza il comportamento e lo stato d’animo


Ho già vissuto questo momento della mia vita e tutto era esattamente com’è adesso, nello stesso ordine, nella stessa sequenza di suoni, oggetti, odori. Vi sarà capitato, almeno una volta, di provare questa sensazione di familiarità in contesti e luoghi nuovi. Mette quasi i brividi, perché ci spinge a pensare che tutto sia già stato scritto e che dovevamo, in qualche modo, vivere quel momento e passare da lì.

In realtà il déjà vu è un messaggio che ci invia la nostra memoria per dirci che ci troviamo in un contesto familiare. Succede ogni volta che torniamo a casa o prendiamo un caffè al solito bar. Ci sentiamo a nostro agio, al sicuro, in un ambiente noto, con connotazioni positive ed abbassiamo istintivamente la guardia.

A volte, però, la particolare disposizione degli oggetti in una stanza, i colori simili della tappezzeria, piuttosto che un odore caratteristico o delle parole pronunciate in modo identico da persone diverse, richiamano situazioni che abbiamo già vissuto e la nostra mente ci invia lo stesso messaggio di familiarità, per tranquillizzarci. Ovviamente, non avendo ricordi associati a quell’esperienza, noi invece lo troviamo decisamente inquietante e strano. Non troviamo alcuna corrispondenza nel nostro passato eppure sappiamo, con una sicurezza disarmante, che noi siamo già stati lì.

La nostra memoria raccoglie informazioni non solo su quello che ci capita ma anche sui luoghi in cui viviamo queste esperienze. Anne Cleary, Anthony Ryals e Jason Nomi hanno pubblicato un interessante studio nel 2009 sulla rivista di divulgazione scientifica Psychonomic Bulletin and Review, con i risultati di un esperimento condotto su un campione di persone.

A tutti sono stati mostrati, in una prima fase, dei luoghi ed in una seconda fase altri luoghi con in comune un dettaglio rilevante con i precedenti. Ad esempio, un vicolo tra una recinzione ed un edificio e successivamente un vicolo tra una stazione ed un treno. Ebbene, molti hanno trovato la seconda scena familiare, provando la forte sensazione di averla già vista prima.

Se vediamo un oggetto o un particolare familiare in un contesto nuovo, potremmo estendere il concetto di familiarità a tutto quello che circonda quell’oggetto. Così capita che se a casa di un nostro amico ci sono delle tende con un motivo simile a quello che c’era a casa di nostra nonna, potremmo considerare familiare tutta la stanza.

Questo meccanismo, in realtà, viene utilizzato dalla nostra mente anche per classificare in un’unica categoria i luoghi che hanno in comune determinate caratteristiche. Il tutto per dirci come dobbiamo comportarci in luoghi analoghi. Ad esempio: gli alberghi, per quanto diversi, nella hall, ci sembreranno tutti familiari. Quando la nostra mente vede la reception, le poltrone, il personale, ci trasmette una sensazione di familiarità, non solo per non spaventarci, ma anche per farci capire che dobbiamo agire nello stesso modo di tutti gli altri alberghi visitati in passato: fare il check-in, ritirare la chiave etc.

Foto | Flickr

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