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Dolori cronici, una terapia sperimentale blocca l’enzima che li causa

Un aiuto per chi soffre di dolori cronici.

Dolori cronici, una terapia sperimentale blocca l’enzima che li causa


I dolori cronici sono – pessimi – compagni di vita per molti milioni di persone in Italia e nel mondo: mal di testa, nevralgie, artrosi. Leggo su Discover Magazine un pezzo in cui si spiegano due ricerche che in questi ultimi mesi sembrano promettere bene per alleviare questo genere di sofferenza.

Prima però, cerchiamo di capire come arriva la sensazione di dolore al cervello. Esistono dei recettori, detti nocicettori, che si trovano ovunque, sulla pelle, noi nostri organi interni, nei muscoli. Sono molto ben tarati, per esempio

I nocicettori del calore inviano un segnale di allarme solo quando sono riscaldati a temperature che vanno dai 45 ai 50 gradi, temperatura alla quale alcune proteine iniziano a coagularsi e a causare danni a cellule e tessuti

I nocicettori inviano i segnali di dolore al cervello. Hanno quindi un ruolo chiave nel segnalare l’umpulso che ci fa soffire. Ed ecco la prima delle due idee esposte nel pezzo, la seconda ne sarà la diretta conseguenza…

Secondo 
A. Vania Apkarian, neuroscienziato della Northwestern University (…) il dolore ordinario può trasformarsi in cronico quando patologie come le artrosi provocano un rush anormale di segnali di dolore dai nocicettori. Quando questi segnali arrivano nelle zone del cervello le invadono completamente. Il cervello non ha speranze di poter “dimenticare” il dolore, a quel punto. Al contrario, inizia a sentirlo continuamente. A quel punto le connessioni neuronali diventano così forti che non serve neanche più lo stimolo originale. Il sistema inizia ad alimentarsi da solo, andando in loop, “reimparando” continuamente dal dolore recepito. E può anche inviare stimoli al corpo, trasformando sensazioni che in precedenza non lo erano, in dolorose.

La teoria di Apkarian potrebbe essere confermata grazie a un nuovo trattamento per i dolori cronici. Le sostanze utilizzate oggi per curare i dolori cronici – aspirina, morfina, e oppiacei – non funzionano particolarmente bene, e in alcuni casi causano dipendenza. Per sviluppare farmaci migliori, gli scienziati stanno cercando di superare il classico procedimento di trial and error, e basare le loro ricerche su ciò che causa il dolore.

Cioè “l’intasamento” di segnali di dolore inviati dai nocicettori al cervello.

E qui arriva la ricerca di Min Zhuo

Min Zhuo è un neuroscienziato della Università di Toronto, che ha testato alcuni nuovi painkiller sperimentali sui topi. Prima però, doveva causare dei dolori cronici alle cavie, interrompendo un nervo su una delle loro zampe. Nel giro di pochi giorni il topo iniziò a sviluppare i sintomi tipici dei dolori cronici umani – e anche le stesse alterazioni nelle area del cervello che ricevono gli stimoli del dolore. Si concentrarono sul comportamento della corteccia cingolata anteriore, che mostrava un’attività particolarmente intensa nei soggetti sofferenti di dolori cronici. All’interno della corteccia erano molto alti i livelli di un enzima, chiamato AC1. Zhuo si chiese se l’enzima non potesse accelerare la rapidità con cui il cervello “imparava” i segnali del dolore.

Come test il team di Zhuo creò topi geneticamente modificati in modo che non potessero produrre enzima AC1. Non svilupparono dolori cronici, anche quando eseguì lo stesso intervento di recisione del nervo della zampa eseguito in precedenza. Cerco di studiare un farmaco che bloccasse l’azione dell’enzima, riuscendoci. Si chiama NB001. Somministrato ai topi sofferenti di dolori cronici, videro svanire i sintomi in 45 minuti.

Vedremo se in futuro potrà essere una speranza anche per l’uomo.

Foto | Flickr

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