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La cellulite dipende dalla cottura dei cibi

Il rischio di danneggiare pelle e connettivi dipende da composti che si formano durante la preparazione degli alimenti. Purtroppo evitarne totalmente la formazione è impossibile

La cellulite dipende dalla cottura dei cibi

Il suo nome scientifico è pannicolopatia edematofibrosclerotica, ma tutti noi la conosciamo come cellulite. Ad essere accusata di provocarla è, ormai da tempo, la tanto temuta ritenzione idrica, ma secondo gli esperti che si sono riuniti a Roma durante lo scorso week end per partecipare al 34esimo Congresso nazionale della Società italiana di medicina estetica (Sime) l’accumulo di fluidi non è l’unico responsabile della sua formazione. A giocare un ruolo fondamentale è, infatti, anche l’alimentazione e, in particolare, il metodo di preparazione dei cibi.

Dai metodi di cottura dipende, infatti, la formazione dei cosiddetti Ages (Advanced glycation end products),

complessi molecolari

ha spiegato Luigi Rossi, esperto di Scienza dell’Alimentazione e di Medicina Preventiva dell’Università di Bologna,

composti dall’unione tra il glucosio e le proteine, in particolare il collagene, che rendono i tessuti cutanei rigidi e fragili.

La loro azione porta sia alla formazione delle rughe, sia a quella della cellulite, il cui rischio

aumenta del 13% introducendo un milione di unità Age al giorno, in pratica l’equivalente di una fetta di torta o a 150 grammi di frittura o a 200 grammi di carne alla brace.

Fra i cibi ricchi di Ages sono inclusi la pastasciutta, la crosta del pane bianco, la carne cotta arrosto e il latte U.H.T o quello fresco bollito, ma anche i dolci cotti al forno, le bevande light e i dolcificanti. Ne contengono, invece, basse quantità i vegetali, il latte fresco pastorizzato e i cibi cotti al vapore o a fuoco lento. Proprio per questo Rossi consiglia di ridurre l’apporto di Ages

seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri, privilegiando cibi crudi o cotti al vapore, riducendo il consumo di bevande zuccherate e cibi industriali.

Purtroppo escludere completamente questi composti dalla dieta è impossibile. Tuttavia, seguire questi accorgimenti permette di limitare quell’accumulo che non ha effetti evidenti finché si è giovani, ma le cui conseguenze iniziano a farsi sentire dopo i 35 anni.

Via | Adnkronos; Ansa

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