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Tumore del colon retto, quando e come si fa la prevenzione secondaria

La prevenzione secondaria permette di identificare l'eventuale presenza di un tumore del colon retto nei soggetti più a rischio. Ecco in cosa consiste

Tumore del colon retto, quando e come si fa la prevenzione secondaria

La prevenzione primaria è fondamentale per contrastare l’insorgenza di un tumore del colon retto. Delle sue regole abbiamo già avuto modo di parlare qualche tempo fa, ma quando diventa invece necessario passare alla prevenzione secondaria? E, soprattutto, in cosa consiste?

In generale, quando non ci sono motivi che spingono a credere di correre un rischio elevato di sviluppare un tumore del colon retto la prevenzione secondaria, cioè tutta quella serie di analisi che servono a identificare la presenza del cancro il prima possibile, dovrebbe iniziare al compimento dei 50 anni d’età. Tuttavia, in alcuni casi la probabilità di avere a che fare con questa forma di tumore è più elevata e gli screening di prevenzione secondaria devono essere anticipati ai 45 anni.

In particolare, il rischio di tumore del colon retto è maggiore:

  • per chi ha familiari che hanno avuto a che fare con questo tumore;
  • per chi ha già dovuto lottare con un tumore del colon retto o con polipi adenomatosi;
  • per chi soffre di disturbi intestinali di tipo infiammatorio, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn;
  • per chi soffre di malattie a base genetica come la poliposi adenomatosa familiare e il cancro colorettale ereditario non poliposico (noto anche come sindrome di Lynch);
  • in caso di obesità;
  • per chi soffre di diabete;
  • in chi è stato sottoposto in passato ad una radioterapia all’addome;
  • in chi segue un’alimentazione a basso contenuto di fibre e ricca di grassi , in chi conduce una vita sedentaria e in chi fuma o eccede con il consumo di alcol;

In questi casi il medico può consigliare una o più delle seguenti analisi:

  • la ricerca del sangue nelle feci, da eseguire ogni anno;
  • una sigmoidoscopia flessibile ogni 5 anni;
  • una colonscopia ogni 10 anni;
  • una colonscopia virtuale (detta anche colonografia, colonografia TAC o colon-TC) ogni 5 anni.

Una metodica di nuova generazione che potrebbe essere consigliata è anche la ricerca di Dna nelle feci. Non è, però, chiaro ogni quanto questa analisi dovrebbe essere ripetuta.

L’approccio più adatto varia da paziente a paziente. Resta fondamentale parlare con il medico dei rischi e dei benefici associati ad ognuna di esse.

Via | Mayo Clinic
Foto | Flickr

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