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Intolleranze alimentari, test e cure

Esistono dei test attendibili per le intolleranze alimentari? E quali sono le possibili cure?

Intolleranze alimentari, test e cure

Intolleranze alimentari, come scoprirle? Ci sono dei test attendibili per individuare i tipi di intolleranze alimentari ai quali siamo eventualmente soggetti? La dottoressa Mariolina Simeoli, nutrizionista di Napoli e Caserta, specialista di MioDottore – piattaforma leader in Italia e nel mondo specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo DocPlanner, ci spiega tutto quello che c’è da sapere!

Test per le intolleranze alimentari: sono attendibili?

I test per le intolleranze alimentari sono molto diffusi. Eppure non esistono dei test e degli esami con fondamento scientifico che possono aiutarci a individuare questo disturbo. Solo i test di intolleranza al lattosio e al glutine sono sicuri e attendibili. Come si esegue la diagnosi delle intolleranze alimentari?

Si lavora per step, partendo dal diario alimentare – strumento essenziale in quanto permette di iniziare a condurre un’esclusione mirata degli alimenti – in cui il paziente scriverà, a seconda dell’alimento ingerito, se ci sono stati sintomi e la durata degli stessi. I test validati scientificamente sono: il breath test per intolleranza al lattosio e fruttosio, gli esami genetici per favismo ed intolleranza all’alcool, gli esami per l’intolleranza al glutine conosciuta anche come celiachia. Il breath test, in particolare, serve anche verificare il mancato assorbimento di altri zuccheri, come lattosio, xilosio, fruttosio o sorbitolo. Durante il test, viene somministrata al paziente una dose standardizzata di lattosio; successivamente si analizzano i gas espirati, ricercando i picchi di idrogeno, la cui presenza indica fermentazione intestinale del lattosio non digerito.

Cure per le intolleranze alimentari

La cura per le intolleranze alimentari dipende, ovviamente, dalla tipologia. Dopo aver compilato il diario alimentare, l’alimento sospetto deve essere allontanato dalla dieta per 4-6 settimane. Dopo un miglioramento tangibile, si potrà reintrodurre l’alimento, osservando se i sintomi ritornano.

Foto Pixabay

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