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In aereo si piange di più: i motivi psico-fisici per cui accade

Non è una leggenda metropolitana, in aereo è molto più facile sentire l'esigenza di piangere

In aereo si piange di più: i motivi psico-fisici per cui accade

Sembra una battuta o una leggenda metropolitana, eppure a molti è successo di provare una pressante sensazione di voler piangere durante un volo. C’è chi resiste, c’è chi cede e c’è chi lo fa senza farsi vedere, come hanno ammesso alcuni passeggeri di tratte intercontinentali, che si sono lasciati andare coprendo il volto con le coperte offerte a bordo. Quello su cui però non si discute è che sì, in aereo si piange di più e i numeri lo confermano.

Se è capitato anche a voi, niente vergogna quindi, perché siete sicuramente in buona compagnia. Alla base di questa maggiore “sensibilità” a bordo ci sono una serie di motivi psico-fisici che portano a piangere e che non sono necessariamente legati alla classica paura di quello che potrebbe accadere quando si è a 10mila metri da terra.

Di sicuro l’aspetto psicologico è quello che influisce maggiormente sul pianto. Viaggiare è infatti spesso una condizione stressante o quantomeno emozionante: da una parte c’è l’incognita positiva della vacanza, ma dall’altra ci sono situazioni meno piacevoli. Si salutano persone care, magari ci si sposta per motivi di lavoro e quindi si porta in volo l’ansia da prestazione. Inoltre ci si trova in una condizione di spazio sfavorevole, che aumenta le sensazioni negative.

L’aereo, anche nelle sue aree business, dove c’è una maggiore comodità, resta sempre un luogo angusto e stretto, dove non si ha completa libertà di movimento. Lo sa bene chi soffre di claustrofobia, che proprio per questo motivo evita di viaggiare in aereo. Mettiamoci anche che gli spazi già stretti sono da condividere con perfetti sconosciuti e capiamo bene come i disagi del volo aereo si sommino l’uno all’altro.

Ci sono poi motivi fisici per cui a bordo di un aeromobile si piange di più rispetto ad un treno e uno di questi è la pressurizzazione, che può portare a sensazione di malessere più o meno evidenti a seconda del soggetto.

Anche se difficilmente ci si rende conto di quello che accade al nostro corpo, ci sono prove che confermano che in aereo si affronta un leggero stato di ipossia e questa seppur vaga mancanza di ossigeno può portare a sonnolenza, così come a maggiore senso di fragilità e desiderio di piangere.

Ma quindi come ci si comporta se il desiderio impellente di far uscire le lacrime arriva? Il dott. Jodi De Luca, psicologo esperto nel rapporto fra altitudine ed emotività, suggerisce di lasciarsi andare, a patto però di non turbare o disturbare gli altri passeggeri.

Se possibile spostiamoci in aree più tranquille, magari vicino alle toilette o nella zona dove sostano hostess e steward, a cui possiamo anche chiedere un bicchiere d’acqua per calmarci. Se viaggiamo in compagnia il consiglio è di parlare con i presenti del nostro disagio o chiedere aiuto per distrarci, magari chiacchierando o concentrandosi su altro.

Anche ascoltare un po’ di musica con le cuffie, leggere un libro o guardare un film possono aiutare a distrarsi. Ovviamente scegliamo romanzi, playlist e pellicole che non favoriscano la nostra emotività o il pianto a fontana sarà assicurato, in aereo così come probabilmente anche a terra.

Foto | iStock

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