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Ecco cosa rivela Twitter sugli utenti con ADHD

Cosa possiamo capire dell’ADHD analizzando i messaggi su Twitter? Ecco cosa emerge da un nuovo studio.

Ecco cosa rivela Twitter sugli utenti con ADHD

Twitter può aiutarci a comprendere qualcosa in merito al Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD? A cercare di rispondere a questa domanda sono i membri della University of Pennsylvania, autori di uno studio pubblicato sul Journal of Attention Disorders, secondo cui i dati pubblicati su Twitter potrebbero fornire indizi utili per affrontare in maniera più efficace questa condizione.

Sui social media, dove si può rendere pubblico liberamente il proprio stato emotivo, si ottngono molte informazioni su ciò che queste persone stanno attraversando, cosa che potrebbe essere rara in un contesto clinico

spiegano gli autori dello studio, i quali hanno dunque cercato di comprendere di cosa parlassero maggiormente 1.400 utenti con ADHD. Rispetto a quanto pubblicato dai membri di un gruppo di controllo equivalente (che corrispondeva al gruppo originale per età, sesso e durata dell’attività complessiva sui social media), gli esperti hanno scoperto che gli utenti con ADHD tenderebbero a fare maggiore uso di marijuana a scopo medicinale. I ricercatori hanno inoltre scoperto che le persone con ADHD tenderebbero a pubblicare messaggi relativi alla loro mancanza di concentrazione, autoregolazione, ai propri fallimenti, nonché espressioni di esaurimento mentale, fisico ed emotivo.

Tali utenti usano spesso parole come “odio”, “deluso”, “pianto” e “triste”, e utilizzano i social media durante orari in cui la maggior parte delle persone dorme, da mezzanotte alle 6 del mattino ad esempio.

Le persone con ADHD vivono più sbalzi d’umore e maggiore negatività. Tendono ad avere problemi di autoregolamentazione

commentano gli esperti, i quali, alla luce di quanto emerso, stanno valutando la possibilità di realizzare delle App mirate, volte a fornire consigli pratici alle persone con ADHD, ma anche a coloro che soffrono di ansia, depressione e stress.

via | ScienceDaily

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