Benessereblog Salute Clonate cellule staminali adulte a scopo terapeutico, nell’uomo è la prima volta

Clonate cellule staminali adulte a scopo terapeutico, nell’uomo è la prima volta

Ottenute a partire dalla pelle, aprono la strada alla creazione di linee cellulari specifiche per ogni singolo paziente

Clonate cellule staminali adulte a scopo terapeutico, nell’uomo è la prima volta

In molti ricorderanno la pecora Dolly, il mammifero clonato che nell’ormai lontano 1997 fece scalpore in tutto il mondo. Oggi la stessa tecnica che all’epoca permise la nascita di Dolly è stata per la prima volta utilizzata con successo per clonare cellule staminali adulte da utilizzare a scopo terapeutico. Ad annunciarlo è la pubblicazione sulle pagine della rivista Cell Stem Cell dei dettagli dello studio che lo ha reso possibile, finanziato dal governo sudcoreano e condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Young Gie Chung del Research Institute for Stem Cell Research del CHA Health Systems di Los Angeles (Stati Uniti).

La tecnica utilizzata è il trasferimento nucleare somatico, che permette di ottenere cellule embrionali geneticamente identiche alla cellula adulta originale fondendo una cellula adulta – in genere, come in questo caso, della pelle – a una cellula uova privata del suo Dna. La fusione è stimolata da una scarica elettrica ed è seguita da una serie di divisioni cellulari che nel giro di 5 o 6 giorni portano alla formazione di un embrione dalle sembianze di una sfera cava. Al suo interno sono presenti cellule staminali pluripotenti, ossia in grado di svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula umana.

Riuscire nell’intento non è stato affatto semplice: gli scienziati hanno fatto ben 39 tentativi, ma sono riusciti ad ottenere solo 2 embrioni, ciascuno proveniente da un donatore diverso (rispettivamente, di 35 e di 75 anni). Secondo i ricercatori la chiave che ha spalancato le porte del successo agli esperimenti è stato aspettare 2 ore prima di stimolare le divisioni della cellula ottenuta dalla fusione tra uovo e cellula adulta. Ora, però, sarà necessario fare altro: coltivare in laboratorio le staminali embrionali così ottenute e promuoverne il differenziamento in cellule specializzate da utilizzare in terapie mirate contro le patologie da cui è affetto l’individuo donatore di Dna, ad esempio patologie cardiovascolari, Parkinson, sclerosi multipla o diabete di tipo 1. Il vantaggio principale associato al loro impiego non è da sottovalutare. Infatti essendo geneticamente identiche all’individuo che le riceverà queste cellule non rischiano di scatenare le stesse reazioni di rigetto che minacciano il buon esito dei trapianti tradizionali.

Purtroppo, però, restano ancora degli ostacoli, primi fra tutti lo scarso successo della tecnica di trasferimento nucleare somatico e i suoi costi, che si prevedono essere elevati. Ma non solo. Un altro possibile muro ancora più alto da superare potrebbe essere la disponibilità delle uova indispensabili per la clonazione.

Robert Lanza, esperto dell’azienda biotech statunitense Advanced Cell Technology e coautore dello studio pubblicato su Cell Stem Cell, ipotizza anche un altro scenario in cui potrebbe non essere indispensabile creare linee cellulari uniche per ogni paziente. Molte persone, infatti, hanno sistemi immunitari simili, fatto che potrebbe ridurre il rischio di rigetto.

Cento linee di cellule staminali embrionali

spiega Lanza

genererebbero una corrispondenza completa per più della metà della popolazione (statunitense).

Ora non resta che attendere le conferme dell’efficacia di questo possibile approccio.

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Via | Reuters

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